Per molto tempo si è ritenuto che l’erboristeria consistesse quasi esclusivamente nello studio poco impegnativo di libri antichi che trattavano l’azione medicinale delle piante o il loro uso in cucina.
Tuttavia nel corso dei millenni lo studio e l’uso delle piante officinali ha subìto un’evoluzione costante passando da un uso prettamente istintivo ad un utilizzo basato sulla conoscenza chimico-fisica e quindi farmacologica dei principi attivi.
Ecco che quindi da una parte si sono riviste alcune proprietà terapeutiche, ma dall’altra si sono aperti nuovi orizzonti in quanto l’utilizzo di una pianta non è più semplicemente legata alla tradizione di un popolo, ma anche agli studi che ne dimostrano l’efficacia.
L’utilizzo farmacologico delle piante costituisce un prezioso bagaglio per l’utilizzo odierno dei medesimi principi attivi e non a caso ancora oggi le farmacie storiche (e non solo) si occupano di preparazioni galeniche.
In epoca medievale le ‘farmacie’ erano spesso presenti solo nei monasteri e molte testimonianze fitoterapiche sono giunte ai giorni nostri grazie alle esperienze scritte o tramandate tra generazioni di monaci e frati.
Spesso si tende a contrapporre le piante officinali e i farmaci come se fossero due prodotti diversi, quando in realtà sono consequenziali.
Questa visione dell’erboristeria come antagonista, è errata in quanto è come cercare di instaurare delle differenze tra una materia prima (es. oro) e il prodotto finito (es. anello) che ovviamente per esistere non può fare a meno del primo.
La differenza tra rimedi ricavati da piante officinali e farmaci sta nel fatto che il farmaco tende a contenere il principio attivo isolato della pianta (per cui spesso anche considerato dannoso) e che per questo ha indubbiamente un’efficacia maggiore in quanto specifica.
Purtroppo nella maggior parte dei casi, una volta scoperta la molecola con proprietà curative, questa non viene più estratta dalla pianta in quanto i costi economici e ambientali sarebbero ingenti (notare infatti la differenza di prezzo tra un rimedio fitoterapico e un farmaco), quindi la molecola viene sintetizzata, perdendo così tra le tante caratteristiche anche il concetto (e non solo concetto…) di Vis Medicatrix.
Infatti, utilizzare un preparato a base di piante officinali, permette di assimilare una serie di elementi e principi attivi (fitocomplesso) e quindi anche “l’intelligenza curativa” della pianta stessa.
Ovviamente, in taluni casi, l’effetto non sarà immediato come avviene assumendo un farmaco, ma sicuramente sarà più naturale in quanto seguirà le tempistiche di guarigione diverse per ogni persona che assume il rimedio.
Per intenderci, il fitocomplesso è l’insieme di tutte le lettere dell’alfabeto scritte a mano, con le quali è possibile creare qualsiasi parola a noi conosciuta e anche trarne spunto per ricreare qualcosa in modo artificiale. Insomma, il fitocomplesso è il punto di partenza di tutto.
Mentre il farmaco è come se fosse un’unica lettera stampata grazie alle nuove tecnologie e che però non conserva più il principio di autenticità (energia e intelligenza curativa della pianta) proprio di una grafia a mano.
Dunque è vero che la lettera stampata è immediata alla nostra vista e che può essere riprodotta migliaia di volte rimanendo sempre uguale, ma risulterebbe sempre una copia perfezionata dell’originale scritto a mano.
In passato le erbe erano ritenute generi di prima necessità, completi e indispensabili; la loro coltivazione, raccolta e distribuzione erano fondamentali per le cure e il sostentamento di ogni famiglia.
Il loro impiego era anche presente nella realizzazione di oggetti di uso domestico come per esempio il Frassino e l’Equiseto venivano utilizzati per realizzare utensili da cucina oppure il Verbasco era un ottimo sostituto delle candele.
Negli ultimi anni stiamo osservando un ritorno alle origini e quindi allo studio delle proprietà delle piante officinali, non solo rispetto al benessere psico-fisico, ma anche nella cosmetica moderna dove è sempre più comune leggere nell’INCI la presenza di estratti di fumaria, viola, cedro ecc. sui prodotti degli scaffali.
L'augurio è quello di poter vedere nascere una Medicina Integrata che preveda l'uso di fitoterapici per la prevenzione e il mantenimento del benessere, e dei farmaci per la cura, ove necessario.
Se vuoi contattarmi per ulteriori informazioni puoi farlo scrivendo a violalisinonaturopata@gmail.com
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